Data Evento
24 Novembre 2017
Ore
21.00
Autore
Luigi Capuana
Regia
Giuseppe Romani
Con
Tuccio Musumeci, Miko Magistro, Guia Jelo
Evelyn Famà, Santo Pennisi, Maria Rita Sgarlato, Riccardo Maria Tarci, Guia Buccheri, Cristian Cozzo

Il Cavaliere Pedagna fu scritta da Luigi Capuana nel 1903 durante il suo soggiorno presso il Grand Hotel des Bains di Acireale (l’odierno Albergo delle Terme, attualmente chiuso) in lingua italiana per l’attore Ermete Novelli, che però non ebbe modo di rappresentarla. Fu poi tradotta in siciliano (Lu Cavaleri Pidagna), dallo stesso Capuana, per il grande Giovanni Grasso che la mise in scena nel 1904 al Teatro Adriano di Roma. Con questo testo, Luigi Capuana, volle rivoluzionare il vecchio teatro isolano, conosciuto nel resto d’Italia come “teatro fatto solo di sangue e coltellate”, immettendo nuovi argomenti del tutto ignorati fino ad allora dagli autori suoi contemporanei e conterranei.
Quindi con “Lu cavaleri Pidagna” si apre una nuova pagina teatrale, che poi verrà seguita da Martoglio e da Pirandello che riprenderanno alcuni motivi “psicologici” e “narranti” evidenti in alcune delle loro commedie, che farà assurgere il teatro siciliano ad alte vette drammaturgiche. La commedia in tre atti è ambientata a Catania in casa del cavaliere Pedagna, personaggio a tutto tondo che si barcamena tra l’austerità paterna nei confronti della figlia, alla quale non vuole e non sa perdonare la “fuga” e il matrimonio contro la sua volontà, e le debolezze di attempato amante di una giovane canzonettista di varietà, ed è contornato da “caratteri” che rendono più divertente la “cruda” vicenda.
Lu cavaleri Roberto Pidagna, gentiluomo in città da tutti stimato e rispettato, da anni non vede e non sente la figlia Lia, che ha disconosciuto in seguito alla fuga romantica di questa con uno studente squattrinato. Rimasta vedova e con due figli a carico, la giovane donna vorrebbe tentare una riconciliazione, ma temendo le ire del padre cerca nel notaio e nel parroco, intimi amici di questo, due intermediari. Anche l'anziana domestica, profondamente legata alla sua “signurina”, interviene, nel tentativo di incoraggiare il padrone al riavvicinamento. Questi, però, non sente ragioni ed invaghitosi frattanto di una giovane “canzonettista” di varietà, accecato dalla passione intende sposarla e lasciare a lei l'intero patrimonio. La “leggerezza” della giovane cantante e la comparsa dei due nipotini, introdotti con astuzia nella casa, riusciranno a commuovere l'animo del protagonista che, rinunciando infine all'orgoglio, ritroverà il calore degli affetti perduti.