Data Evento
9 Marzo 2018
Ore
21.00
Autore
Luigi Pirandello
Regia
Gaetano Aronica
Con
Andrea Tidona, Gaetano Aronica, Vittoria Faro, Stefano Trizzino, Barbara Capucci, Fabrizio Milano

VESTIRE GLI IGNUDI – adattamento e regia – Una giovane donna, Ersilia Drei, viene ritrovata in fin di vita in un giardino pubblico. La sua storia, raccontata da un giornalista, sale alla ribalta delle cronache e diventa un caso nazionale, ma le dichiarazioni della donna provocano uno scandalo che pare trasformarsi in un intrigo inestricabile. Chi è Ersilia Drei? E chi sono gli altri personaggi di questa vicenda che sembra uscire dalle pagine dei giornali di oggi o da un format televisivo specializzato in fatti di cronaca? Vestire gli ignudi è una storia nera che potrebbe essere letta come una seduta psicanalitica. Il flusso di coscienza della protagonista è lo specchio deformante che smaschera la vera natura degli altri personaggi, facendone emergere il lato oscuro, a tratti terribile. Durante questo percorso di formazione e trasformazione, Ersilia si scoprirà “donna” in un modo diverso da come si è sempre sentita e assumerà una nuova coscienza di sé. Il testo è attraversato da una violenza sotterranea, da una volontà di sopraffazione che è per i personaggi del dramma, ragione stessa del proprio vivere. Tutti cercano di dissimulare il desiderio di trasgressione con un pietistico sentimentalismo e un buonismo di facciata sotto i quali si nasconde il più spietato egoismo. Vestire gli ignudi è una storia di sesso, potere e visibilità mediatica che sembra scritta ai giorni nostri. Ed è soprattutto la storia di una libertà, di una ribellione ad una società imprigionata nei meccanismi della forma. Il contrasto fra maschile e femminile si incarna in quest’Opera, nelle celebre dicotomia pirandelliana tra Forma e Vita. Gli uomini, ingabbiati nel ruolo sociale, agiscono soltanto per dovere, privi di un mondo affettivo; il freddo, vuoto formalismo impedisce loro la possibilità di un autentico impulso vitale. Ersilia è tutta nel suo moto interiore, nei suoi sentimenti, nella sua capacità di mettersi a nudo. E’ straniera in un mondo che non riconosce e che non la riconosce se non come corpo da usare, consumare, azzannare, dilaniare. Il cannibalismo dei personaggi sta tutto qui: nel nutrirsi di ciò che ad essi manca e non possono avere: la Vita, che scorre libera e pulsa nelle braccia di Ersilia come fosse un animale ferito, la Natura stessa in gabbia. Ma Ersilia è davvero una vittima o è consapevole del gioco sociale a cui partecipa?
Pirandello scrisse Vestire gli ignudi nel 1922, mentre I Sei Personaggi in cerca d’autore imperversava con successo sui palcoscenici d’Europa. Ho sempre pensato che il fantasma di quel capolavoro dovesse ancora aleggiare nella mente dello scrittore. Non a caso, Ersilia Drei è considerata a più voci come il settimo personaggio pirandelliano in cerca d’autore, con una differenza: quelli compaiono evocati dalla mente di chi li ha creati; lei arriva direttamente dalla strada. Non ho potuto fare a meno di pensare al Pirandello lacerato dai problemi quotidiani, dalla follia, dal desiderio di un amore impossibile, dalle visioni, dalle sue ossessioni di uomo e di artista. E l’ho immaginato solo con i suoi fantasmi, perso nel teatro vuoto, prigioniero delle grandi invenzioni contenute nei Sei Personaggi, che hanno trasformato il teatro contemporaneo: la scena “nuda” e la recitazione “vera”. Il contrasto tra Vita e Forma ritorna nell’incompatibilità fra l’artificiosità vuota, formale degli Attori e la verità dei Personaggi, che non recitano ma vivono il loro dramma. L’altra invenzione, la scena nuda, prende le distanze dal realismo e lo annulla, spazzando via almeno un secolo di teatro “passatista”. Sono gli anni delle avanguardie storiche, dei grandi rivoluzionamenti artistici che influenzeranno tutta l’Estetica contemporanea e saranno ripresi poi, negli anni 60’, con le seconde avanguardie e la Pop Art: Espressionismo, Surrealismo, Cubismo, Futurismo, Dadaismo; di Bertolt Brecht e Gordon Craig. Pirandello riesce a cogliere con un gesto, un’intuizione, un segno teatrale, i fermenti di rinnovamento di tutta Europa: Marinetti nel Manifesto del Teatro sintetico scriveva: .. il teatro passatista .. statico … distrusse la varietà dei luoghi … insaccando paesaggi, piazze, strade, nell’unico salame di una camera. Non tenere conto di queste suggestioni, della carica innovatrice del teatro di Luigi Pirandello nel quadro di un’Estetica europea, avrebbe significato per me tradirlo, riconsegnarlo al provincialismo culturale, o peggio, alla polvere del museo, alla forma vuota, sottraendolo al flusso inarrestabile della vita. Fino ai nostri giorni, ed oltre …