Un bel tuffo nella buona musica, di quelle che fanno vibrare le corde dell’anima e magicamente azzerano le generazioni.

“Modality” il progetto dei Mode (un CD di sette brani che nei fatti finiscono il progetto americano della band che ha visto nel compianto Gavin Christopher il padre nobile dell’evento) è stata l’occasione, duplice per la verità visti i concerti di sabato 2 e domenica 3 aprile al Teatro Garibaldi, per rinverdire una collaudata tradizione musicale interpretativa, tipica del gruppo, ma arricchita dal sound di artisti a tutto tondo.

Con Antonio Modica, che rimane l’istrione e l’anfitrione della scena con le posture e i timbri di voce tra Jo Cocker e Zucchero Fornaciari, Lucio D’Angelo, al basso, Stefano Ruscica alla batteria, Claudia D’Angelo, vocalist, il sostegno e l’apporto di Fio Zanotti, gran musicante di Celentano, Baglioni, Pavarotti e Mia Martini, il figlio Max, compositore e arrangiatore di Renato Zero, Lee Curreri, pianista planetario e compagno di palcoscenico dei grandi del jazz americano, di Placido Salamone, chitarrista, arrangiatore e compositore di grandissimo talento, Andrea Giuffredi, prima tromba dell’orchestra RAI, e Gabriele Bolognesi, sassofonista di Fiorello, Celentano e Morandi.

La miscela non poteva che essere esplosiva anche perché il fuoco alle polveri è un assortimento interpretativo di cover cult di brani che hanno scritto la storia della musica degli anni settanta, ottanta e novanta: “Hey Man” di Zucchero Fornaciari, “Right Now” di Van Halem e poi ancora “Misere” di Zucchero e Bono degli U2, “With a Little Help” di Lennon e Mc Carthey scritta per Ringo Starr il batterista dei Beatles,” Surrender” di Cheap Trick, inno dei giovani degli anni settanta, “Gimme Some Loving” degli Spencer Davis Group e resa famosa dai Blue Brothers in un film epico degli anni ottanta e poi ancora “Unchain My Heart” di Bobby Sharp sulla scena nel 1961 con Ray Charles e resa famosa da Joe Cocker.

L’entrata di Fio Zanotti è una parentesi a sé. Affascina con il suono del suo organetto con un omaggio a Ennio Morricone, “C’era una volta il West”, e a Lucio Dalla, “4 marzo 1943” e poi “Storia d’amore” di Celentano che ha dato inizio al resto di un viaggio musicale che ha messo euforia pubblico tanto che il vecchio Teatro Garibaldi si è viso trasformare i palchi e il loggione in spazi dancing con le giovani e i giovani ad accompagnare i ritmi ballando e battendo le mani con momenti in cui palcoscenico e il numeroso pubblico sono diventati unica cosa ovvero i protagonisti di una serata che ha omaggiato la grande musica senza sbavature o eccessi.