Data Evento
28 Febbraio ore 9.30
1 Marzo ore 9.30
Di
Sofocle
Regia
Vittorio Bonaccorso
Con
Compagnia G.o.D.o.T

Affrontare il mito significa considerare le innumerevoli ramificazioni, discendenze, trasformazioni e rifacimenti che nel corso dei secoli si sono stratificati ed intrecciati. Tanto più quando il mito assume un ruolo nelle civiltà posteriori. Poche figure, quale quella di Edipo, sono entrate nel linguaggio e nell’immaginario collettivo. Soprattutto dopo l’intuizione di Freud che, nel bene e nel male, nessuno può ignorare. Al di là di tutte le simbologie più o meno trasgressive e tra tutte le sfaccettature di cui il grande scienziato si è occupato, è interessante considerare quella che lui chiama l’identificazione inconscia tra spettatore e personaggio; nei casi in cui al centro dell’azione sta un soggetto che noi giudichiamo negativo ma che esercita tuttavia un fascino oscuro. Il personaggio, però, qui è negativo a sua insaputa. Seppure nell’involontarietà delle proprie azioni, Edipo vuole a tutti i costi scoprire la verità. Una verità celata dalle congetture portate avanti sul caso, così come avviene nei romanzi gialli. Ma la verità a tutti i costi, il più delle volte, porta sciagure, si sa. Qual è il tema di Edipo Re, l’incesto/parricidio o la scoperta che Edipo ne fa e ciò che ne consegue? Alla grande emergenza sociale della peste si oppone la fiducia nella gestione illuminata del potere e della ragione (che ha vinto sulla Sfinge) così come vuole Sofocle, oppure è il potere stesso la peste, quintessenza del male, così come interpreta Seneca? Io credo tutte e due le cose. Per questo motivo il personaggio Edipo attrae la sua modernità prorompente, perché vive in termini estremi lo scarto tra uomo e destino: da un lato la basilare aderenza ai più grandi valori umani dall’altro la trasgressione dei più grandi divieti. Forse, proprio come nella mitologia greca, Edipo è l’uomo e il dio – incestuoso e parricida – in un unico corpo; è la cura e, al tempo stesso, il cancro della società: il dualismo dell’uomo contemporaneo.
Vittorio Bonaccorso