Data Evento
12 Marzo ore 21
adattamento e regia
Francesco Bellomo
con
Enrico Guarneri
e con Giulio Corso, Roberta Giarrusso, Caterina Milicchio, Margherita Patti, Alessandra Falci, Sara Baccarini, Giorgia Ferrara, Federica Breci, Ileana Rigano, Anna Malvica
produzione
Corte Arcana L’Isola Trovata

Questa edizione, gradevole, accattivante e caratterizzata da un buon ritmo, colloca l’azione a cavallo dei primi anni ‘40 del ‘900. Giulio Corso rende con abilità e intelligenza il protagonista, un bracciante allegro e prolifico. Liolà, seduttore campagnolo che rende madre ogni donna che gli passi accanto, è genuino e innocente, semplice e naturale, caratterizzato da una vitalità istrionica e da una festosa gioia di vivere e da una animalità schietta, come attestano le sue spensierate canzoni. Zio Simone, anziano balordo e sterile, ma benestante, che qui diventa un commerciante di zolfo, convinto che la moglie Mita non possa dargli un figlio, la ripudia scegliendo l’avida Tuzza che aspetta un figlio da Liolà. L’anziano su sollecitazione del giovane vagabondo, riprenderà nel finale Mita, che, come egli sa, è anche questo figlio di Liolà. La scelta di Zio Simone è per la paternità legale invece di quella illegale. In questo modo il simpatico protagonista, che trasgredisce di continuo le regole della moralità comune, compie un atto di giustizia, provocando la vendetta di Tuzza. Furibonda per essere stata privata della solida posizione sociale alla quale aspirava, con una interessante modifica registica, la donna ferisce gravemente Liolà, che poco prima le aveva detto sorridendo che quest’altro figlio si aggiungerà ai tre che già gli fanno compagnia. Il testo restituisce grazie all’impegno di una compagine affiatata, la fragranza e la forza della campagna agrigentina. Guarneri e la Malvica interpretano con grande misura ed equilibrio i ruoli dei due anziani. I rimanenti personaggi, Carmina, detta la Moscardina, Comare Gesa, zia di Mita, zia Ninfa, madre di Liolà e due contadine, sono resi con buoni risultati dagli altri componenti della compagnia. A differenza della più sbiadita trascrizione italiana pubblicata dallo stesso Pirandello nel 1928, questa edizione si avvicina ai colori e ai sapori della versione originaria. Opportunamente il regista – adattatore mette sulla bocca di tutti i personaggi, sia pure con differenti livelli, frasi, parole e cadenze dialettali capaci di rendere bene lo spirito della prima stesura.